burnout

Uscire dal burnout per non “bruciare” nel lavoro

Il burnout è lo stress causato quando le nostre attività e relazioni professionali non ci gratificano. Con gravi ricadute sulla nostra salute. Ecco come riconoscerlo e prevenirlo con strumenti più efficaci

In passato si riteneva che il burnout riguardasse solo determinate categorie come la sanità, la scuola, le professioni di aiuto; col tempo si è visto che non esistono categorie di lavoratori immuni.

Di Vita&Salute

Può succedere che andare in ufficio diventi troppo faticoso, che un lavoro una volta amato si trasformi in un peso, e che il disagio incida sulla produttività e anche sulla salute. È allora che si parla di burnout. Un fenomeno studiato dagli anni ‘70, quando lo psicologo americano Herbert Freudenberger introdusse il termine per definire lo stress emotivo degli infermieri costretti a interfacciarsi con colleghi e pazienti per lunghi periodi.

Da allora gli studi sul tema si sono moltiplicati. In passato si riteneva che il burn out riguardasse solo determinate categorie come la sanità, la scuola, le professioni di aiuto; col tempo si è visto che non esistono categorie di lavoratori immuni. E il termine è stato sempre più usato come generica definizione di logorio professionale. Solo di recente l’Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di classificare il burnout come “sindrome”, all’interno della nuova edizione dell’Icd International Classification of Diseases, il manuale di classificazione ufficiale delle patologie.

burnout definizione

Una migliore definizione

Oggi il burnout viene definito come sindrome collegata a uno stress cronico non adeguatamente gestito sul luogo di lavoro. Non una vera e propria malattia, ma un problema associato al lavoro, identificabile da una serie di sintomi come “spossatezza sul luogo di lavoro”, “cinismo, isolamento o in generale sentimenti negativi” e “efficacia professionale ridotta”. La nuova definizione riconosce la gravità del problema e potrebbe rendere più facile per chi soffre di burnout ottenere un aiuto, almeno nei Paesi europei in cui si tiene conto delle indicazioni dell’Icd.

È importante ricordare che il burnout è cosa diversa dalla depressione perché si tratta di un problema che riguarda specificamente il lavoro e le nostre relazioni nell’ambiente di lavoro. Anche se i confini possono essere labili.

burnout segni

I segni del disagio

Il burnout è un problema complesso che può manifestarsi in varie forme: chi ne soffre può dare importanza eccessiva al lavoro o essere demotivato e assenteista, trascurare famiglia e relazioni sociali, manifestare irritabilità o difficoltà di concentrazione e disturbi come emicrania, insonnia, inappetenza e nei casi più gravi anche abuso di alcol o sostanze. Esiste un test, il Maslach Burnout Inventory, disponibile anche in italiano, che misura i sintomi della sindrome seguendo i parametri di depersonalizzazione, realizzazione personale e soddisfazione emotiva, le tre aree dell’umore interessate maggiormente dal burnout, per capire il livello di gravità del problema.

Non si tratta solo di stress e neanche di mobbing, un problema diverso legato all’intervento diretto di una o più persone, capi o colleghi. Possiamo semmai pensare a un continuum, in cui a un estremo c’è una situazione di lavoro felice e all’estremo opposto il mobbing: nel mezzo ci sono situazioni intermedie, tra cui i casi di burnout. Si tratta comunque di un problema che non coinvolge solo chi ne soffre, ma può riguardare l’intera organizzazione, propagandosi da un membro del team lavorativo all’altro e da questi agli utenti.

burnout persone a rischio

Le persone più a rischio

Individuarne le cause non è facile, perché il burnout è legato a diversi fattori, alcuni individuali, altri sociali o di tipo organizzativo. Tra i fattori individuali ci sono la difficoltà a lavorare in squadra, la tendenza a porsi obiettivi non realistici, le aspettative eccessive. Ci sono poi fattori sociali e organizzativi: oggi il mondo del lavoro è più complesso rispetto al passato, e anche la pressione sui lavoratori aumenta. A pesare sono la mancanza di informazioni corrette rispetto al proprio ruolo, le pretese eccessive o inadeguate, la mancanza di stimoli, lo scarso coinvolgimento nei processi decisionali e la mancanza di gratificazioni, tutti elementi che mettono in crisi il senso di appartenenza. Ma pesano anche la retribuzione inadeguata e un orario lavorativo eccessivo o stressante. Tutti problemi in qualche modo originati dalla relazione con dirigenti e datori di lavoro che pure sono interessati a ridurre lo stress, e non solo perché gli è richiesto dalla legge: la legge 81/2008 sulla sicurezza del lavoro impone alle aziende di misurare lo stress lavoro correlato, senza dimenticare che le forme più gravi, vere e proprie patologie disadattative da stress causato dal lavoro, possono essere riconosciute dall’Inail come malattie professionali.

Esistono persone particolarmente a rischio? Da una serie di indagini, le persone che mostrano sintomi di burnout, presentano tratti di personalità come il perfezionismo e la dipendenza da lavoro. Sembra infatti che i perfezionisti abbiano più probabilità di diventare dipendenti dal lavoro, e che questi corrano un rischio di sviluppare burnout superiore agli altri.

C’è anche una correlazione interessante tra la propensione al burnout e l’educazione ricevuta. In particolare, a essere più vulnerabili sarebbero le persone che hanno avuto genitori particolarmente critici.

burnout tensioni

Imparare a gestire le tensioni

Come affrontare quindi il lavoro al meglio? Ecco di seguito alcune regole d’oro che possono aiutare.

– Per tutelarsi è indispensabile prendersi cura di sé. Una dieta sana, il giusto riposo e un po’ di attività fisica aiutano a superare meglio i momenti di pressione.

– Attività o tecniche che aiutano a gestire lo stress (es. meditazione mindfulness) sono sicuramente utili, ancor più importante è ritagliarsi tempo per sé, non trascurare le relazioni sociali e comunque imparare a “staccare” davvero durante le ore non lavorative.

– È importante fare attenzione ai campanelli di allarme indicati dagli esperti: la sensazione di essere esauriti, disinteresse per il lavoro, sfiducia nelle proprie capacità professionali.

– Sul lavoro occasionali momenti di stress sono inevitabili, ma se siamo sottoposti costantemente a uno stress cronico dobbiamo resistere alla tentazione di “tenere duro” e chiedere aiuto, all’interno del nostro luogo di lavoro se è possibile e opportuno, o a un professionista.

– Particolare fonte di stress è anche il passaggio di carriera da dipendente a manager, soprattutto per le relazioni con i colleghi.

Attenzione anche ai frequenti viaggi di lavoro, possono essere un’occasione di crescita professionale ma sono anche una fonte di stress psicologico e fisico.


AIDO ringrazia Fondazione Vita e Salute e la Chiesa Cristiana Avventista che con il suo 8×1000 sostiene la promozione di un percorso di informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione e insieme un gesto concreto verso la promozione della cultura del dono.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto