Il nuoto si rivela una pratica di benessere globale. Migliora le articolazioni e il tono muscolare. Favorisce la crescita fisica e mentale. E anche gli anziani ne possono trarre molti vantaggi
Di Vita&Salute
L’attività in acqua riduce il rischio di morte del 50%. In più il nuoto, insieme ad altre attività aerobiche, è maggiormente associato alla possibilità di evitare una morte prematura dovuta a malattie cardiache.
Il nuoto è forse l’unica attività che si può fare già da neonati grazie all’affinità con l’ambiente del grembo materno. Molte piscine accettano i piccoli già dai sei mesi, per corsi di acquaticità, utili al bambino per rilassarsi e stimolare la motricità. Per un corso vero e proprio l’età ideale è intorno ai 3-4 anni: il piccolo è già abbastanza autonomo, riesce a coordinare braccia e gambe e può mettere la testa sott’acqua senza aver paura.
I primi approcci devono avvenire in una vasca piccola (profonda 70 centimetri): toccando con i piedi, i bambini fanno alcuni semplici esercizi, come camminare per recuperare oggetti galleggianti. I bambini adorano l’acqua che è un elemento a loro noto perché conservano la memoria della vita intrauterina in cui erano immersi nel liquido amniotico. Mettere il piccolo a contatto con il mezzo acquatico – così ricco di sensazioni, movimenti, suoni – permette che tutte le sue strutture senso-motorie siano stimolate in modo intenso.
Fino ai tre anni si può favorire un approccio più divertente e sereno con l’utilizzo di giocattoli. Ma i benefici continuano anche dopo essere usciti dall’acqua, così come testimoniato dal The Early Years Swimming Project dell’università di Griffith durante il quale è stato scoperto che, una volta iniziata la scuola, i bambini che hanno nuotato nei primi anni di vita ottengono risultati migliori nel risolvere i problemi di matematica, contando e seguendo le istruzioni.
Eventuali controindicazioni? Pochissime: se il bambino soffre di otiti ricorrenti, l’attività in piscina è sconsigliata perché i germi presenti nell’acqua potrebbero peggiorare la malattia. Mentre via libera al bagno al mare se è la stagione: uno studio della Georgetown University ha dimostrato che l’acqua salata riduce l’infiammazione e aiuta a eliminare il muco. Chi soffre di otite, comunque, non deve mai immergersi oltre i due metri: l’aumento della pressione potrebbe essere dannosa per la membrana del timpano. In caso di alterazioni della colonna vertebrale come scoliosi è bene effettuare una valutazione specialistica per scegliere lo stile più adatto e non rischiare di peggiorare le cose. Soprattutto in caso di mal di schiena o problemi alle anche (artrosi) meglio evitare lo stile a rana, mentre in presenza di ernie del disco conviene non nuotare a delfino e a rana.
Il nuoto è anche un’attività che ha effetti diretti sullo stress e sul senso di benessere. Una ricerca ha dimostrato che dopo un corso di nuoto per sei mesi, stati d’animo legati a tensione, depressione, rabbia, fatica e confusione nei nuotatori presentavano valori più bassi rispetto al gruppo di controllo che non aveva frequentato il corso in piscina.
Ma gli effetti si estendono anche nel miglioramento delle prestazioni cerebrali e nell’apprendimento sociale.
Da adulti: ideale per chi è in sovrappeso
E in età adulta? Il nuoto è ideale per chi ha problemi alle articolazioni e chi è a rischio di svilupparli, come le persone sovrappeso o obese. Immerso nel liquido, infatti, il corpo perde dal 50 al 90 per cento del peso perché è l’acqua a sostenerci. In compenso ne guadagnano cuore, peso e forza. Ma è un ottimo esercizio anche in termini di calorie spese: in 30 minuti è possibile bruciare da 90 a 220 calorie se l’attività è ludica – come il tradizionale bagno in mare – e arriva a 150-370 calorie in una sessione con sforzo moderato. Fino a bruciare ben 550 calorie durante l’allenamento agonistico.
Quanto tempo possiamo dedicare a questa attività? Almeno due volte a settimane, iniziando con sessioni di allenamento di mezz’ora da aumentare in modo graduale fino ad arrivare a un’ora.
Meglio darsi un obiettivo, per esempio nuotare per più tempo possibile senza pause, da pochi minuti a 20-30 minuti di fila, alternando i diversi stili per stimolare proprio tutte le fasce muscolari ed eventualmente aggiungere alcuni esercizi con la tavoletta, molto utili per la circolazione e contro la perdita di muscolo e di tono dell’anziano. Lo stile libero per esempio, serve ad allungare la muscolatura di arti e dorso, rassodare i glutei e sviluppare gli addominali. Lo stile a rana invece è efficace nell’aumentare la resistenza e per tonificare le gambe, mentre il dorso rinforza spalle e gambe ed è perfetto per allungare i muscoli. Il delfino infine coinvolge l’intera muscolatura, ma richiede grande tecnica e forza atletica.
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc), il nuoto o l’acqua gym, specie se in acqua calda, aiuta la salute mentale, allevia i sintomi dell’ansia e della depressione.
Effetti a lungo termine
Ma c’è di più: l’attività in acqua riduce il rischio di morte del 50%. Alcuni studi hanno dimostrato che i nuotatori sono più longevi rispetto alla popolazione generale. In più il nuoto, insieme ad altre attività aerobiche, è maggiormente associato alla possibilità di evitare una morte prematura dovuta a malattie cardiache, infarto o altri motivi.
Per i più anziani: benessere a ossa e muscoli
Immersi in acqua ossa e muscoli sono liberi dai limiti della gravità. Questo rende il nuoto l’esercizio ideale per le persone anziane, con osteoartrite e problemi articolari, muscolari e ossei. Ma l’acqua è più densa dell’aria, quindi spostarsi in questo ambiente prevede una pressione sugli arti che favorisce lo sviluppo di massa muscolare, fondamentale in età anziana.Ancora meglio, tale pressione è uniformemente distribuita: non si accumula su ginocchia, fianchi o altre zone del corpo che sopportano la maggior parte del peso quando ci si muove sul terreno. La schiena è forse la parte che ne beneficia di più per contrastare il tempo trascorso al volante o alla scrivania con il minimo impatto traumatico.
Un aiuto alle disabilità
Il nuoto è anche uno tra gli sport più praticati da persone con disabilità motorie, temporanee o permanenti. L’attività sportiva in acqua favorisce nel soggetto disabile miglioramenti motori, cognitivi e di autonomia, sviluppando al contempo un accrescimento della propria autostima; come per esempio nei bambini autistici.
Le persone affette da spasticità ottengono benefici soprattutto grazie al rilassamento muscolare dovuto al massaggio dell’acqua, mentre la densità offre sostegno al corpo con maggiori possibilità di movimento, dando un senso di piacevolezza e controllo.
Il lavoro e il movimento in acqua sono paradossalmente ideali anche per le persone non vedenti che immersi in un liquido riescono a sviluppare maggiormente la loro capacità di orientamento. L’acqua stimola i propriocettori e i recettori tattili del corpo. I bambini non vedenti dalla nascita, in acqua possono recuperare numerose esperienze motorie, basilari per il normale sviluppo dell’intelligenza, e hanno stimoli significativi verso l’autonomia. Il nuoto risulta essere molto adatto anche per i non udenti. In piscina il canale che prevale maggiormente è la comunicazione non verbale.
AIDO ringrazia Fondazione Vita e Salute e la Chiesa Cristiana Avventista che con il suo 8×1000 sostiene la promozione di un percorso di informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione e insieme un gesto concreto verso la promozione della cultura del dono.