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Troppo poche le donazioni di organi in Italia. Ma perché?

In Italia vige il sistema opt-in ossia è il singolo individuo che offre la propria disponibilità che l’impiegato del Comune registra sul documento e che viene riportata sul Registro Nazionale delle donazioni: lo hanno fatto ad oggi 12 milioni di concittadini, ma questo sistema non ci consente di coprire il fabbisogno

In Europa ci sono 56mila persone in attesa di trapianto, più di 8mila nel nostro paese. Dodici al giorno muoiono aspettando un nuovo organo. Secondo un sondaggio di Eurobarometro il 55% degli italiani è favorevole alla donazione e il 27% contrario. I paesi virtuosi sono la Svezia con l’83% di donatori, Malta con il 77% e Belgio e Finlandia con il 72%, ma anche la Spagna come vedremo più avanti.

La legge per l’accertamento della morte in Italia è molto ben fatta ma poco conosciuta e difficile da comprendere per le persone che in molti casi sperano che alcune condizioni di morte cerebrale siano reversibili (è spiegato qui). Manca una corretta informazione su questi temi, gap che andrebbe colmato. Fermo restando il rispetto per le decisioni altrui su aspetti etici o religiosi. Si dovrebbe parlare di questi argomenti nelle scuole, permettendo ai ragazzi di discuterne tra loro e di decidere consapevolmente con la maggiore età. Riflettere su cosa sarà di noi quando non ci saremo più è un esercizio filosofico.

Il default è una tecnica di psicologia cognitiva: siamo grati a tutto ciò che ci rende più facile la vita. Prendere una decisione come quella di donare i propri organi dopo la morte impone costi emotivi, tempo per capire, documentarsi. Il default quindi ci consente di fare le scelte migliori per noi o la comunità senza spendere energie, è una spinta gentile a un comportamento prosociale. Ma ci lascia la libertà sacrosanta di recedere dal consenso.

In Italia vige il sistema opt-in ossia è il singolo individuo che offre la propria disponibilità che l’impiegato del Comune registra sul documento e che viene riportata sul Registro Nazionale delle donazioni: lo hanno fatto ad oggi 12 milioni di concittadini (Dati CNT 2021). Ma questo sistema non ci consente di raggiungere il numero di donatori per coprire il fabbisogno di organi.

Nell’articolo 4 della Legge 01 aprile 1999, n. 91, contenente “Disposizioni in materia di prelievi e di trapianti di organi e di tessuti” si legge:

i cittadini sono tenuti a dichiarare la propria libera volontà  in ordine alla donazione di organi e di tessuti del proprio corpo successivamente alla morte, e sono  informati che la mancata dichiarazione di volontà è considerata quale assenso alla donazione”. Nel 2019 si è fatto un passo verso l’applicazione del criterio silenzio/assenso: chi non ha comunicato la sua volontà sarà considerato donatore in automatico. In Italia sono 1 milione i cittadini che si sono opposti alla donazione. Il tasso nazionale di donazione di 18 per milione, contro la media EU del 25-30 per milione.

In Belgio il sistema è opt-out: tutti sono donatori di default e chi decide diversamente deve andare al Comune e chiedere di essere cancellato dal registro. I tassi di donazioni sono altissimi e meno del 20% dei cittadini hanno ritirato il proprio consenso.

La Spagna ha un sistema di consenso esplicito (non applica il default), ma ha tassi di donazione elevati grazie ad una formazione specifica delle equipe mediche. Sostiene la sua politica con campagne mediatiche. Le equipe multidisciplinari sono presenti in tutte le strutture dove ci sia un pronto soccorso, un trauma center e una terapia intensiva, sono pagate per il servizio che forniscono alle famiglie e sono disponibili h24 per 365 giorni l’anno. La loro presenza ha fatto raddoppiare le donazioni dal 38% al 62% (dati 2019): su 354mila decessi in 142 ospedali, sono state riscontrati oltre 44mila casi di morte cerebrale che hanno portato al 59% di donazioni (e solo il 13% di rifiuti da parte delle famiglie). Dal 1991 oltre 20mila medici hanno frequentato corsi di formazione su donazione, trapianti e interviste ai familiari.

I casi mediatici, fanno aumentare le donazioni: i giovani che perdono la vita fanno da traino per sensibilizzare le persone. Perdere un figlio è qualcosa per cui non esiste nemmeno un termine. Solo un vuoto incolmabile. Alcuni trovano conforto nella possibilità di donarne gli organi. Il cuore di un figlio che batte nel petto di qualcuno che aveva perso la speranza, ma anche un rene o una cornea, sono doni immensi.

A casa mia di questo si è sempre parlato apertamente: un corpo senza vita può essere ancora utile, mentre noi siamo passati a dimensioni immateriali. Parlare della morte permette di essere preparati a gestire emozioni e conseguenze. Gli eventi tragici possono avvenire in famiglie non si è mai parlato di ‘queste cose’, spesso per superstizione, altre volte per ignoranza. E al momento di prendere una decisione, allo sgomento si aggiunge la mancanza di informazioni. Cosa avrebbe voluto il nostro congiunto? Non se ne è mai parlato. La morte è ancora un tabù. Ecco perché ho accolto con gioia la notizia della costituzione dell’Intergruppo Parlamentare Donazione e Trapianto Organi da parte della Senatrice Elisa Pirro che lavorerà sul tema con tutti i soggetti interessati.

Il milione di italiani che si oppongono alla donazione hanno motivazioni complesse: mancanza di conoscenza delle procedure di accertamento della morte, timore che gli organi siano ‘rubati’, convinzioni religiose come il fatto che il corpo dopo la morte debba rimanere integro. Altri invece non vorrebbero ricevere un organo e quindi ritengono che altri siano dello stesso avviso. Bisogna lavorare sui restanti 40 milioni che non si sono espressi, sull’educazione dei ragazzi e sulla demolizione delle ‘fake news’.

Ciò di cui sono convinta è che dopo la morte il nostro corpo e i nostri organi sono inutili per noi, ma possono fare la differenza per altri, il che ci riporta al concetto economico di utilità marginale per il quale il valore di una ‘merce’ è data dal valore d’uso. La scarsità e il bisogno ne aumentano il valore: quell’organo che ha poche ore di sopravvivenza per qualcuno fa la differenza. Dove informarsi su come diventare donatore.

(Johann Rossi Mason, huffingtonpost.it)

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