Trapianti in Italia
I trapianti e il COVID
La Rete Italiana Trapianti ha retto alla pandemia, anzi: proprio nel 2020 in Italia è stato realizzato il primo trapianto europeo di polmone su un paziente colpito da Covid-19, precisamente al Policlinico di Milano.
Sempre durante la pandemia al Centro trapianti del Policlinico di Catania Azienda Ospedaliera Cannizzaro è stato effettuato il primo trapianto di utero in Italia, e abbiamo registrato i primi trapianti al mondo di fegato da donatori a pazienti positivi al coronavirus, oggi 8, avviati grazie a un protocollo varato dal Centro Nazionale Trapianti lo scorso dicembre.
I trapianti di organo:
Nel 2020 sono stati effettuati 3.441 trapianti, di cui 295 da donatore vivente, un calo del 10% rispetto agli anni precedenti (373 trapianti in meno rispetto al 2019), ma in linea con il 2015.
Il primato ce l’hanno la Lombardia con 652 trapianti effettuati durante la pandemia pur nella situazione drammatica in cui si è ritrovata nella prima metà dell’anno, a seguire il Veneto con 557, il Piemonte con 444 e l’Emilia Romagna con 391 interventi. Nel dettaglio, i trapianti di rene sono stati 1.907 (-10,8%), quelli di fegato 1.201 (-7,8%), mentre i trapianti di polmone sono quelli che hanno avuto il calo percentuale più consistente (116, -24,5%).
Sono stati sostanzialmente stabili i trapianti di cuore (239, -2,4%) e quelli di pancreas (42, stesso numero del 2019).
Le ragioni del calo sono facilmente comprensibili: con le terapie intensive colme, che sono un luogo fondamentale per chi riceve un trapianto, non si sono potuti pianificare degli interventi. La pandemia ha portato con sé una flessione del tasso di donatori per abitanti, in particolar modo delle donazioni da paziente vivente. Nel 2020 si registra un tasso di 20,5 donatori per milione di abitanti, anche se era dal 2016 che questo indicatore era stabilmente sopra quota 21 (toccando quota 22,8 donatori per milione nel 2019). La media non rende conto delle notevoli differenze regionali. Al primo posto per numero di donatori troviamo la Toscana con 42,6 donatori per milione di abitanti, che però è anche tra le regioni che hanno subito il maggiore rallentamento a causa del COVID.
I trapianti di tessuti:
Hanno risentito invece pesantemente della pandemia i trapianti di tessuti umani, come trapianto di cornea, membrana amniotica, vasi, cute, valvole o ossa.
In questo comparto le donazioni sono calate del 31% e i trapianti effettuati del 22,5%.
Ancora poche donazioni esplicitate
Complice forse il fatto che le anagrafi comunali sono state a lungo chiuse, e che il Governo ha deciso di prorogare la scadenza dei vecchi documenti d’identità, il 2020 ha visto anche un calo delle dichiarazioni di donazione: 1.960.705 contro i 2,4 milioni del 2019.
Oggi abbiamo circa 8 milioni di italiani che hanno espresso le proprie volontà circa il trapianto di organo, ma solo 3 su 4 hanno dato il proprio consenso.

Numericamente si può fare di più.
Aiutaci a moltiplicare i sì
La possibilità di prolungare la vita o di ridare salute o giovinezza attraverso la sostituzione di organi o tessuti malati con organi e tessuti sani, prelevati da soggetti appartenenti alla stessa specie o a specie differenti ha stimolato la fantasia popolare da sempre. Se ne trova traccia nella mitologia, in numerose leggende e in rappresentazioni artistiche. La nascita dei trapianti viene fissata dalla tradizione nel III secolo d.C., quando i santi Cosma e Damiano compirono il miracolo di sostituire la gamba del loro sacrestano, andata in cancrena, con quella di un uomo deceduto poco prima. La storia scientifica dei trapianti d’organo, invece, ha inizio nel 1902, quando un chirurgo di nome Alexis Carrel mise a punto la tecnica per congiungere due vasi sanguigni. A partire da quella data l’evoluzione scientifica ha consentito di raggiungere traguardi decisivi per la cura e il trapianto.

I successi ottenuti in questi campi hanno generato grande entusiasmo e grandi speranze sulle potenzialità del trapianto. L’unico rischio reale resta ancora quello del rigetto, cioè del complesso di reazioni biologiche con cui l’organismo tende a rifiutare l’organo trapiantato in quanto lo riconosce come estraneo. In questi anni sono state sperimentate varie strategie per rendere il soggetto ricevente “tollerante” nei confronti del trapianto. La ricerca medica continua in questo senso, anche perché il progresso dei trapianti è stato e continuerà ad essere largamente dipendente dallo sviluppo delle conoscenze in questo settore e della messa a punto di tecniche che consentano di “tipizzare” i tessuti e riconoscerne il grado di compatibilità.
1902
Alexis Carrel mette a punto la tecnica
per congiungere due vasi sanguigni
1954
L’équipe del Prof. Murray
esegue il primo trapianto di reni
1963
Vengono eseguiti i primi trapianti di fegato
e di polmone
1967
Viene eseguito il primo trapianto di cuore
1966
Viene eseguito il primo trapianto di pancreas
1965
Si aprono i primi centri di trapianto renale in tutto il mondo

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