«La donazione è un valore civile». Cifre da record

Nel 2022, secondo i dati preliminari del Centro nazionale trapianti, il tasso di donatori utilizzati per milione di popolazione nel nostro Paese è stato del 24,7, il più alto di tutti i tempi

Senza donazioni non ci sono trapianti. E senza trapianti non si possono salvare vite umane. «La decisione di donare gli organi è un atto di grande reciprocità e di valore civico, che restituisce la vita a chi non ha più alternative di cura e la moltiplica» sottolinea Massimo Cardillo (nella foto), direttore del Centro nazionale trapianti. La donazione è sempre gratuita e avviene nel rispetto dell’anonimato sia del donatore sia del ricevente. Nel 2022, secondo il report preliminare del Centro nazionale trapianti, il tasso di donatori utilizzati per milione di popolazione nel nostro Paese è stato del 24,7, il più alto di tutti i tempi. In testa la Toscana (49,3), seconda la Valle d’Aosta (48,4), terza l’Emilia Romagna (46). I valori più bassi, invece, continuano a registrarsi nelle regioni del Centro-Sud.

Al numero mai visto prima d’ora di donazioni registrate (1830, di cui 369 da donatori deceduti e 1461 da viventi) è seguito un incremento di trapianti eseguiti rispetto al 2021 (3887, quasi cento in più, il secondo miglior risultato di sempre), in particolare di quelli di fegato e di polmone. La Lombardia si conferma la regione dove si concentra la maggioranza degli interventi (744 trapianti), seguita da Veneto (604) e Emilia Romagna (507). Nonostante il quadro positivo, sono leggermente in crescita le opposizioni alla donazione di organi, sia quelle rilevate nelle rianimazioni da parte dei parenti di persone decedute che in vita non si erano espresse (da 28,6% a 29,6%), sia quelle dichiarate nei Comuni al momento del rilascio o rinnovo della carta d’identità (da 31,1% a 31,8%). A dire di no sono soprattutto gli over 60. «Le persone anziane – avverte Cardillo – pensano di non essere idonee alla donazione ma l’età non è una controindicazione. Nel 2022 una signora toscana di 100 anni ha potuto donare il suo fegato, un record mondiale».

«Spetta ai medici valutare di volta in volta l’idoneità dell’organo. Se la sua funzione è stata fortemente compromessa da una patologia cronica o se il soggetto aveva una malattia trasmissibile, come il cancro, l’organo non può essere donato» spiega Luciano De Carlis, direttore del centro trapianti dell’ospedale Niguarda di Milano. Anche la percentuale di giovani tra i 18 e 30 anni contrari alla donazione è di poco più elevata (29,9%) rispetto alle fasce di età 31-40 (27,3%) e 41-50 (28,3%). «È fondamentale promuovere un’informazione corretta, inserirla in tutte le scuole e fare campagne nazionali di sensibilizzazione anche più di una volta l’anno», osserva Cardillo.

Una delle false credenze più comuni è quella di pensare che il prelievo di organi possa avvenire quando il paziente è ancora in vita e che i medici non abbiano fatto tutto il possibile per salvarlo. «La morte della persona corrisponde alla totale e irreversibile interruzione delle funzioni del suo encefalo e questa è la condizione necessaria per procedere al prelievo – chiarisce Cardillo – e si certifica attraverso un elettroencefalogramma piatto per 6 ore o un elettrocardiogramma che non registra attività cardiaca per 20 minuti, come prevede la legge».

(Chiara Daina, corriere.it)

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