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In aumento nel Lazio la donazione degli organi

C’è una generosità che non può attendere

«Senza una società che decide di donare gli organi, e quindi la vita, noi chirurghi non possiamo fare il nostro lavoro. I pazienti in lista d’attesa non chiedono nulla, noi medici non chiediamo nulla, ma la società con la sua maturità deve dire un sì, che significa sì alla vita ». Con queste parole il dottor Mariano Feccia, direttore del Centro Regionale Trapianti del Lazio e cardiochirurgo all’ospedale San Camillo Forlanini di Roma, sottolinea l’importanza  del dare il proprio consenso alla donazione, a conclusione della settimana dedicata al tema, iniziata il 16 aprile con la “Giornata Nazionale per la Donazione e il Trapianto di Organi e Tessuti”.

Per continuare a sensibilizzare i cittadini sulla necessità di donare, il 23 aprile, al Parco della Caffarella, partirà la pedalata ecologica e solidale “Bike 4 Fun”, organizzata dal “Gran Premio Liberazione”, in collaborazione con l’Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale. Il ricavato della manifestazione, aperta a tutti, verrà destinato all’Aido, Associazione Italiana per la Donazione di Organi Tessuti e Cellule e all’Aned, Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianti. «Vedere un trapiantato salire in bicicletta e condurre una vita piena di attività e sport è un messaggio fortissimo, significa aver vinto la propria sfida contro la malattia grazie  alla solidarietà e alla tecnologia, come testimonia il caso di Samuele» evidenzia Feccia. Samuele è un ragazzo romano di 15 anni, che a maggio del 2022 ha ricevuto un rene senza il quale probabilmente la sua vita avrebbe preso un’altra direzione.

«Ricevere un rene per me ha significato rinascere – racconta il ragazzo – perché prima di allora facevo dialisi e conducevo una vita infernale. Sono grato alla famiglia del donatore che ha reso possibile la mia nuova vita». Nel 2022, sono stati effettuati nel Lazio 365 trapianti, di cui 117 all’Ospedale San Camillo Forlanini, uno dei centri di eccellenza della sanità  capitolina, dove sono stati eseguiti 36trapianti di rene, 66 di fegato, 10 di cuore e 5 combinati. Nel corso della settimana, presso il padiglione centrale dell’ospedale, alcune associazioni di trapiantati hanno fornito informazioni ai cittadini su questo delicato tema, dando loro la possibilità di esprimere il consenso alla donazione che, è bene ricordarlo, rappresenta il limite principale all’aumento del numero di interventi. «Oggi la sottoscrizione della volontà di donare avviene attraverso due canali: con il rinnovo della carta d’identità elettronica (Cie) e digitalmente, iscrivendosi all’Aido, ovvero scaricando l’App e accedendo tramite Cie o l’identità digitale Spid sulla piattaforma per esprimere la propria volontà. Sono procedure che consentono al cittadino, dopo aver acquisito le informazioni necessarie, di decidere consapevolmente. Se poi, per qualunque motivo cambiasse idea, è libero di farlo». Nel Lazio sono più di 900.000 i consensi finora ricevuti e la donazione di organi nel 2022 ha visto un incremento rispetto al 2021, pari a +2,8 punti percentuali per milione di abitanti (dati tratti dal “Report Centro Nazionale  Trapianti di gennaio 2023).

«La maggior parte delle cause di morte che portano a donazione sono rappresentate da emorragie cerebrali, quindi eventi cerebrovascolari importanti, non aggredibili chirurgicamente, nei quali non si può intervenire – spiega il dottor Feccia -. Nel Lazio sono circa 1.200 le persone in attesa di un organo, pazienti che non chiedono niente, non fanno rumore. In silenzio vivono la loro tragedia, anche perché si tratta di una realtà terapeutica legata al decesso di qualcun altro, anche se non correlata ad esso in alcun modo». Uno dei limiti principali alla donazione è rappresentato dalla mancanza di consapevolezza dei cittadini, che incide sfavorevolmente sulla volontà di dare il proprio contributo per aiutare qualcuno. «È questione di conoscenza, il nostro ruolo di tecnici del settore è quello di promuovere una cultura della donazione, spiegare alla gente perché è necessario donare e che tale atto di generosità non impatta affatto sul corso della loro vita» tiene a precisare il cardiochirurgo.

Al San Camillo Forlanini, in particolare, vengono effettuati trapianti di cuore e midollo, oltre che di pancreas, fegato, rene, eseguiti anche a Tor Vergata, al Policlinico Gemelli e all’Umberto I. Il trapianto dei polmoni negli adulti viene effettuato all’Umberto I e nei bambini all’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, dove  è attivo anche un programma di assistenza ventricolare per il cuore. Il Centro Regionale Trapianti si occupa di effettuare esami di immunologia e compatibilità e l’Istituto Spallanzani sottopone gli organi donati ai test virologici e batteriologici; i diversi esami di laboratorio servono a stabilire l’idoneità al trapianto e l’eventuale rischio di trasmissione di patologie o infezioni. «Con la pandemia molte  persone hanno compreso che certe infezioni possono affaticare il cuore e  un virus può portare miocardite, pericardite, un’influenza può provocare una cardiomiopatia dilatativa. Sono tutte patologie che non hanno soltanto una base genetica, ma possono derivare da problemi infettivi – spiega Feccia -. Spesso un paziente, dopo una grave influenza, lamenta che il cuore gli batte forte o ha l’affanno, poi dall’esame ecocardiografico vediamo che la forza di contrazione dell’organo risulta notevolmente ridotta. Si può ottimizzare la terapia, ma i farmaci trovano un limite nella profonda alterazione della struttura anatomo-funzionale del cuore. Alcune cure possono essere palliative e permettono di andare avanti, ma  quando si arriva al limite si può intervenire solo con un trapianto». Uno dei principali problemi nei pazienti trapiantati è la possibilità di rigetto dell’organo, che deve essere costantemente monitorato. «Non riconoscendo come proprio l’organo estraneo, il sistema immunitario lo attacca e bisogna fare in modo che ciò non avvenga mediante farmaci in grado di abbassare selettivamente le difese immunitarie – continua Feccia  -. Questo continuo processo di monitoraggio viene effettuato nel laboratorio di immunoematologia e immunologia del San Camillo, tramite  due modalità di biopsia: una con la quale preleviamo un campione di tessuto dal cuore e lo analizziamo e l’altra, detta “liquida”, con cui effettuiamo un esame del sangue per capire se si sono formati anticorpi contro le cellule dell’organo trapiantato. Così facendo, si può modulare la terapia immunosoppressiva e ridurre gli effetti collaterali» conclude il cardiochirurgo.

Dietro il trapianto di un organo lavorano in tanti, singoli individui, associazioni, personale sanitario specializzato all’interno di strutture all’avanguardia, come dimostra l’esperienza degli ospedali romani. Tuttavia, la dedizione di coloro che si mettono al servizio del paziente non è sufficiente, se a monte non c’è la generosità di chi, con un atto d’amore, si rende disponibile a donare permettendo a un’altra persona di continuare a sperare.

(Lorena Crisafulli, L’Osservatore Romano)

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