Maratona di 16 ore in sala operatoria per un ragazzino che soffriva di una rarissima anomalia nella circolazione del sangue nell’addome
Una anomalia nella circolazione del sangue. Una maratona in sala operatoria: 16 ore di intervento. Un anno di cure, con farmaci combinati e con dosaggi particolari, per preparare il paziente a quella che, nonostante la giovane età, è stata la principale sfida della sua vita. Parliamo di un bambino di 13 anni salvato grazie al dono degli organi da parte di un altro bambino, in Germania, meno fortunato di lui.
Intossicazione cronica
Una storia che parte da lontano, si premetteva. Il piccolo protagonista della vicenda, suo malgrado, è stato seguito fin dai primi anni di vita presso la Gastroenterologia pediatrica dell’Ospedale Regina Margherita di Torino, diretta dal dottor Pierluigi Calvo, per una rarissima anomalia nella circolazione del sangue nell’addome, la “Sindrome di Abernethy”. In sintesi, soffriva di “intossicazione cronica” perché tutto il sangue che arrivava dall’intestino non veniva filtrato dal fegato e andava direttamente al cuore e ai polmoni.
Intervento a rischio
In questi casi l’unica risposta è il trapianto di fegato. Purtroppo il bambino aveva sviluppato nel tempo una grave patologia cardio-polmonare (l’ipertensione polmonare) che rende l’intervento così rischioso da essere controindicato dalla letteratura scientifica. Anche così, non c’erano alternative per correggere l’anomalia che causava il problema cardio-polmonare e ipotecava la vita del paziente.
La lunga marcia verso il trapianto
Da qui i 12 mesi di cure, condotte dai cardiologi del Regina (diretti dalla dottoressa Gabriella Agnoletti) e dell’ospedale Molinette (diretti dal professor Gaetano Maria De Ferrari e dalla dottoressa Claudia Raineri), utilizzando una combinazione di farmaci a dosaggi raramente usati in pediatria per portare il bambino al trapianto nelle migliori condizioni possibili.
Un fegato dalla Germania
Il Centro Nazionale Trapianti ha segnalato al Coordinamento Regionale Trapianti Piemonte (diretto dal professor Antonio Amoroso) la disponibilità di un fegato pediatrico, donato da un bambino deceduto in Germania. L’’équipe del Centro Trapianto Fegato di Torino (diretto dal professor Renato Romagnoli) è volata in Germania per prelevare il fegato, grazie anche al lavoro del servizio di Emergenza 118 di Torino.
Maratona in sala operatoria
L’ultimo step, quello risolutivo, è stato l‘intervento chirurgico alle Molinette, molto complesso: così complesso che è stato necessario ricorrere alla circolazione extracorporea. Perché? Perché la pressione elevata del sangue nei polmoni non avrebbe permesso al bambino di sopravvivere ad un trapianto eseguito con tecnica tradizionale, spiegano dall’ospedale. In particolare, sono intervenuti i cardiochirurghi pediatrici (il dottor Luca Deorsola del gruppo diretto dal dottor Carlo Pace Napoleone) e dell’adulto (il dottor Erik Cura Stura del gruppo diretto dai professori Mauro Rinaldi e Massimo Boffini), il cardiologo dottor Filippo Angelini, gli anestesisti dottori Angelo Panio e Manuela Crucitti (del gruppo diretto dal dottor Roberto Balagna), a supporto del professor Romagnoli e della sua équipe.
Verso una nuova vita
È andata bene, il decorso postoperatorio è stato regolare. Il ragazzino è da poco stato dimesso in buone condizioni. A proposito: i medici raccontano che è appassionato di ogni forma di velivolo. Ora anche lui ha finalmente potuto decollare.
(Alessandro Mondo, LaStampa.it)