Il 14 novembre 1971, a Bergamo nasceva il primo nucleo di donatori grazie all’impegno di Giorgio Brumat. Domenica 26 febbraio, i festeggiamenti a Roma con papa Francesco
«I dializzati non avevano un futuro certo senza il trapianto. E il trapianto divenne il mio obbiettivo. Dovevo fare qualcosa, la mia coscienza si ribellava nel vedere l’indifferenza quali totale verso questi pazienti. Casi pietosi, drammatici, viaggi della speranza all’estero, il più delle volte vani. Non potevo più ripetermi che non era un problema mio. Dovevo fare qualcosa e così feci: fondai un’associazione che aveva come finalità quella di sensibilizzare l’opinione pubblica al dono degli organi post mortem». Parole semplici e dirette quelle di Giorgio Brumat (tratte dal volume «Aido 1971-1991. Vent’anni per la vita») l’informatore farmaceutico friulano che il 14 novembre 1971, a 42 anni di età fondò la Dob (Donatori organi di Bergamo). Due anni dopo, Dob diventò Aido (Associazione italiana donatori organi, oggi ridenominata Associazione italiana donatori organi, tessuti e cellule).
Una battaglia di civiltà
Come spesso accade nelle imprese, grandi e solitarie, che fanno la storia «Don Chisciotte», come era stato ribattezzato Brumat, pagò un prezzo altissimo per questa scelta: perse famiglia, lavoro e amici. Ma non si arrese. E oggi, a mezzo secolo di distanza, sono tutti gli italiani a poter beneficiare di quella battaglia di civiltà. Per festeggiare simbolicamente questo importante traguardo, oltre 500 persone, tra dirigenti e volontari provenienti da tutta Italia, si ritroveranno in piazza San Pietro in Vaticano domenica 26 febbraio, per la recita della preghiera dell’Angelus con papa Francesco, cui seguirà un momento conviviale.
L’evento di domenica 26 febbraio avrà una forte valenza simbolica anche perché resta vivo il ricordo dell’udienza che il pontefice concesse all’associazione nell’aprile 2019, nella sala Clementina del Palazzo apostolico, alla presenza di 400 volontari e dei massimi dirigenti di Aido. In quell’occasione il Papa definì la donazione come «espressione della fraternità universale che lega tra loro tutti gli uomini e le donne, un’esperienza profondamente umana e carica di amore».
Crescita e rinnovamento, anche con l’aiuto delle nuove tecnologie
Non nasconde l’emozione la presidente nazionale di Aido, Flavia Petrin: «Manifesteremo la nostra gioia e vicinanza a Francesco, un papa che non ha mancato in questi anni di sostenere la nostra causa. Non possiamo non ringraziarlo per le parole cariche di umanità a favore della donazione. Quello di domenica sarà un momento di festa e preghiera, finalmente in presenza dopo le restrizioni imposte dalla pandemia da Covid». In questi 50 anni Aido è cresciuta e si è rinnovata, ma non è mai cambiata la sua missione: l’informazione e la sensibilizzazione dei cittadini sulla cultura del dono. È stato fatto tanto e ancora molto resta da fare, se si considerano le migliaia di persone in attesa di un trapianto, ultima possibilità di cura.
«È necessario – spiega Petrin – continuare a lavorare affinché i cittadini possano esprimersi in vita in maniera consapevole sulla possibilità di donare. Per questo da poco più di un anno Aido ha lanciato un nuovo canale, DigitalAIDO , il sistema che consente di dare la propria adesione con un semplice click dal pc o smartphone, 365 giorni all’anno, 24 ore su 24. Pochi passaggi che possono fare realmente la differenza, non solo per chi sta male oggi ma anche per noi, che potremmo trovarci in futuro nelle condizioni di avere bisogno di un trapianto. Finora sono state quasi 23 mila le manifestazioni di volontà favorevoli espresse con questo strumento».
«Il mio ringraziamento va, infine, – conclude la presidente Petrin – a tutti coloro che si impegnano ogni giorno per la causa del dono: ai nostri soci che sono ormai quasi un milione e mezzo in tutta Italia e agli oltre 8 mila volontari attivi che animano con passione la nostra associazione presente sul territorio nazionale con le sue 20 sezioni regionali, 90 sezioni provinciali e 832 gruppi comunali. Festeggiamo 50 anni di Sì alla vita, pronti ad affrontare le prossime sfide».
Gli auguri del Centro nazionale trapianti
A cinquant’anni dalla sua fondazione, anche il Centro nazionale trapianti vuole ringraziare le volontarie e i volontari di Aido, di ieri e di oggi, per il ruolo fondamentale che l’associazione ha rivestito fin dall’inizio a supporto del sistema trapiantologico italiano. «È grazie ad AIDO, con la raccolta di iscrizioni e atti olografi, che nel nostro Paese si è strutturato un vero e proprio meccanismo di registrazione dei donatori, ben prima della legge 91/1999 e della nascita del Cnt e del Sistema informativo trapianti – spiega il direttore del CntT Massimo Cardillo – ed è nel SIT che, grazie ad un accordo di collaborazione, confluiscono le dichiarazioni raccolte da Aido anche in formato digitale con Spid o firma elettronica, grazie al capillare lavoro di sensibilizzazione che le articolazioni dell’associazione svolgono sul territorio nazionale».
Per Cardillo «il rapporto tra la rete trapiantologica del Servizio sanitario nazionale e associazionismo del dono è ancora oggi un esempio virtuoso di sussidiarietà tra istituzioni e volontariato. Per questo auguriamo ad Aido di continuare a lavorare insieme ancora a lungo per radicare nel nostro Paese una sempre più solida cultura del dono degli organi e dei tessuti, senza il quale nessun trapianto sarebbe possibile».
(Ruggiero Corcella, corriere.it)