diritti e doveri

Diritti e doveri. Avrò più diritti se faccio il mio dovere

Gli obblighi da rispettare in una società possono pesare, ma non bisogna dimenticare che assumendo le proprie responsabilità è possibile godere di maggiori libertà di espressione. E qualità della vita

Diritti e doveri sono facce della stessa medaglia. Non ci possono essere diritti se non ci fossero doveri, e viceversa. Come disse Noberto Bobbio, filosofo, giurista e politologo torinese vissuto tra il 1909 e il 2004: “I nostri diritti non sono altro che i doveri degli altri nei nostri confronti”.

di Vita&Salute

Le società umane si basano, da sempre, sull’adempimento di doveri da parte dei loro componenti e sul riconoscimento agli stessi di una serie di diritti. Ma che cosa sono esattamente i “doveri” e i “diritti” a cui ci riferiamo?

Per dovere si intende un obbligo, un comportamento imposto da una norma. Aggiunge il Dizionario della lingua Italiana: “Il dovere è anche una legge morale, non necessariamente scritta ma comunque riconosciuta dalla coscienza, che impone di osservare gli impegni che ognuno contrae con gli altri per il fatto di vivere in società”. In pratica esistono due grandi distinzioni di dovere: quello morale o etico e quello legale o giuridico. Il primo prende spunto da una norma morale ed è lasciato alla libertà di scelta della persona, in caso di non adempimento dell’obbligo è prevista una sanzione di tipo morale. Mentre nel secondo, il soggetto deve tenere un determinato comportamento imposto dalla norma. Il dovere può essere positivo, quando il comportamento imposto dalla norma consiste in un fare o dare, oppure negativo quando invece consiste in un non fare. Nel primo caso è detto anche comando. Nel secondo caso divieto.

Per diritto, invece, si intende la libertà che è attribuita al singolo, inteso come persona. Già nell’antica Grecia e di conseguenza nell’antica Roma, esistevano i diritti che però venivano attribuiti solo a determinate categorie di persone. Anche nel periodo del feudalesimo i diritti venivano riconosciuti solo ad alcuni ceti privilegiati della società. In quei tempi, come è noto, esisteva una forte e sostanziale disparità tra individui appartenenti ai diversi strati sociali.

Solo con il passare del tempo e con molte battaglie i diritti vennero riconosciuti per tutti. A questo proposito è utile ricordare la Convenzione universale dei diritti dell’uomo, proclamata nel 1948 dall’Assemblea generale delle Nazioni unite in cui vennero elencati i principali diritti dell’uomo. Tra di essi annoveriamo il diritto alla vita, alla libertà individuale, alla sicurezza, all’autodeterminazione; il diritto a un’esistenza dignitosa, a un giusto processo, alla libertà religiosa, oltre al diritto di protezione dei propri dati personali (privacy). Si tratta di diritti definiti universali, inviolabili, indisponibili e fondamentali.

Facce della stessa medaglia

Diritti e doveri regolano quindi il nostro vivere quotidiano e sono presenti in ogni ambito: lavorativo, scolastico, sanitario, familiare, sociale, politico, ecc. Per esempio ciascun lavoratore ha diritto a percepire una retribuzione commisurata “alla quantità e qualità del proprio lavoro e in ogni caso sufficiente per condurre un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36 della Costituzione); ha diritto che sia tutelata la sua salute e la sua integrità fisica (art. 2087 del Codice Civile e art. 9 dello Statuto dei Lavoratori); ha il diritto di libertà di opinione e la tutela della riservatezza (art. 10 dello Statuto dei Lavoratori); ecc. Tuttavia, ciascun lavoratore ha anche specifici doveri nei confronti del suo datore di lavoro indicati dal Codice Civile. Tra essi ricordiamo: la diligenza nello svolgimento della propria prestazione; l’osservanza delle disposizioni impartite dall’imprenditore; il dovere di fedeltà ovvero avere un comportamento leale verso il datore di lavoro e di tutelarne in ogni modo l’interesse.

In pratica, diritti e doveri sono facce della stessa medaglia. Non ci possono essere diritti se non ci fossero doveri e viceversa. Come ebbe a dire Noberto Bobbio, filosofo, giurista e politologo torinese vissuto tra il 1909 e il 2004: “I nostri diritti non sono altro che i doveri degli altri nei nostri confronti”.

Si dimenticano di più gli obblighi

Purtroppo, quello che invece spesso riscontriamo è una maggiore enfatizzazione sui diritti piuttosto che sui doveri. Per esempio, tutti hanno diritto di essere curati e di non incappare in malasanità. Ma spesso l’inefficienza del Servizio sanitario dipende proprio dal fatto che molti addetti non hanno adempiuto ai loro doveri. Di chi è la responsabilità se molte città italiane si trovano ricolme di buche? Della natura avversa o piuttosto da chi non ha fatto il suo dovere? Se oggi ci troviamo con un debito pubblico così elevato di chi è la colpa? Solo dei politici e della classe dirigente corrotta o anche di quei cittadini che evadono le tasse? Ad ascoltare la cronaca c’è da preoccuparsi. Migliaia di falsi invalidi che tolgono diritti ai veri invalidi. I furbetti del cartellino, ovvero quei dipendenti pubblici che timbrano la loro presenza mentre in realtà non sono presenti sul luogo di lavoro. Per non parlare poi del dovere di pagare le tasse.

Prevale l’egoismo

Ma perché la bilancia pesa di più sui diritti che sui doveri? La spiegazione deriva dal nostro desiderio spesso egoistico di volere e desiderare sempre il meglio per noi senza però badare alle esigenze della controparte. Fin da bambini, infatti, abbiamo la tendenza quasi innata a far valere i nostri diritti, ma non abbiamo la consapevolezza che il risvolto di avere appunto un diritto è quello di ottemperare a un dovere. È un aspetto istintivo. I diritti producono piacere e privilegi. I doveri sono, invece, fatica o rinuncia. Se però i nostri bambini non imparano da subito questa distinzione ci saranno molte possibilità di avere ragazzi che tutto vogliono e desiderano ma che nulla fanno. I genitori hanno l’obbligo morale di educare i propri figli a rispettare le regole della vita e della società. Non si può usare il cellulare o Internet in modo esagerato. Non possiamo pretendere regali per ogni bel voto che prendiamo a scuola. Se facciamo crescere i nostri ragazzi con la sola consapevolezza dei loro diritti forgeremo degli individui immaturi. Teniamo a mente che la vita, volente o non volente, può essere spietata e ci presenterà sempre il conto di quello che abbiamo o non abbiamo fatto.

In ogni caso, è evidente che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati. Se però continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo. Perché questa ‘evoluzione della specie’ crea una generazione molto più debole di quella precedente, senza il coraggio di lottare, ma con la speranza che qualcun altro faccia qualcosa. Una specie di attendismo che è perverso ed è involutivo.

Perciò per continuare a mantenere i diritti che con tanta fatica abbiamo conquistato, dobbiamo essere consapevoli che dobbiamo rimboccarci le maniche e dare il nostro contributo in tutti gli ambiti in cui ci troviamo a interagire. E imparare a farlo fin da piccoli. Solo in questo modo potremo progredire ed evolverci come individui e come società.


AIDO ringrazia Fondazione Vita e Salute e la Chiesa Cristiana Avventista che con il suo 8×1000 sostiene la promozione di un percorso di informazione e sensibilizzazione sulla prevenzione e insieme un gesto concreto verso la promozione della cultura del dono.

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